mercoledì 15 dicembre 2010

Giorno 9

Henry: L’unico film italiano in concorso poteva tranquillamente starsene a casa sua. È semplicemente un film imbarazzante. È difficile capire quale fosse l’obiettivo di base; una sorta di Romanzo Criminale moderno? Una critica alle fiction italiane? In entrambi casi il risultato è fallito.
La sceneggiatura ha dei buchi grandi come il Gran Canyon, i siparietti comici non fanno ridere mentre il ridicolo involontario la fa da padrone. Certe battute di raro imbarazzo, per lo più uscite da bocca del personaggio interpretato da Paolo Sassanelli come quella sul Maresciallo Rocca, perché non puoi permetterti di fare battute sulla fiction italiana quando poi il tuo film è allo stesso livello di quelle produzioni.
La solitamente brava Carolina Crescentini viene rilegata ad un ruolo improbabile, come il suo partner Riondino che ad un certo punto sparisce senza lasciar traccia, probabilmente fagocitato da uno dei buchi di sceneggiatura.
Qui si partiva con l’intento di fare un cult ma il risultato finale è una moscia puntata di qualche fiction televisiva poliziesca di bassa qualità.

Super: Cosa non funzionava in Kick Ass? Il tentativo di inserire super eroi in un mondo realistico, rendendosi poi conto dell’impossibilità della cosa solo a film avviato. Super parte da presupposti simili ma inserisce la storia in un mondo decisamente irreale già in partenza lasciando a livello di realismo solo gli effetti della violenza. Il risultato è una versione più riuscita e completa di quello che è stato, il pur buono, Kick-Ass.
L’inizio è folgorante con la fantastica sequenza dei titoli in animazione. Il telefilm cristiano all’interno dl film è straordinariamente geniale e il personaggio di Ellen Page è di una follia sublime che trova il suo apice nella sequenza sulle note di Let Your Body Decide dei The Ark.

Bus Palladium: Avete presente i film italiani un po’ adolescenziali ma che puntano ad una qualità medio-alta e non sui classici film a la moccia? Beh, questo film potrebbe accostarsi a quella categoria solo che è francese. Solita storiella rise and fall di un gruppo musicale formato da giovani, bellissimi, che trovano facilmente un etichetta ma hanno problemi all’interno del gruppo per colpa di una ragazza bellissima pure lei (ci tengo a sottolineare bellissimi e non ci si risparmia di certo in patinate inquadrature di pettorali maschili e femminili). Si può dire che sia girato e interpretato in maniera sufficiente ma non offre nulla di rilevante. Buona la prova del canadese Marc-André Grondin già molto apprezzato qualche anno fa in C.R.A.Z.Y.

Neds: Film che si porta dietro tutti gli elementi tipici di certo cinema inglese ambientato negli anni ’70, come il padre alcolizzato, il fratello delinquente, una società che influenza i singoli individui però aggiunge trovate a svolte a tratti inquietanti e un po’ visionarie. La storyline prende pieghe più cupe e inquietanti del previsto fino ad una svolta, anch’essa a tratti visionaria, di quasi redenzione.

Por tu culpa: Il film vincitore come miglior attrice sembra più che altro una grande introduzione ad un film che però non parte. Sicuramente la protagonista da un buona prova, e non dev’esser stato facile far recitare dei bambini così piccoli. Il film però da la sensazione di essere quasi un prequel, una lunga premessa ad una storia che finisce per non svilupparsi mai.

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