mercoledì 9 giugno 2010

Alejandro Fernando Roberto

Dopo il kubrickiano Bad Romance e il tarantianiano Telephone a che altro immaginario poteva mai trarre ispirazione Lady Gaga e soci per il video di Alejandro?
Alejandro
La canzone dalle sonorità europop degli ABBA avrebbe lasciato intendere che ci sarebbe stato un altro video ironico e colorato, con uno stile estivo, invece la Gaga sorprende tutti con un video algido.
Le atmosfere sembrano attingere a quel tipo di erotismo dark che caratterizza svariati film italiani che trattano il nazifascismo come Il portiere di notte, La caduta degli dei, Senso ’45 e il recente Vincere (con un po’ di Raspberry Reich di Bruce LaBruce e il Cabaret di Fosse).
Il debutto alla regia del fotografo Steven Klein (in realtà aveva già diretto diversi visual per i tour di Madonna e alcuni spot pubblicitari) ci regala una varietà di immagini bellissime, anche grazie alla fotografia di Janusz Kaminski, il direttore della fotografia di gran parte dei film di Spilberg, e da buon fotografo predilige l’uso di piani fissi e campi abbastanza ampi per dare maggiore spazio alla spettacolarità delle immagini risultando poco videoclipparo per i canoni dei video musicali mainstream e dando invece un aspetto decisamente più compatto e cinematografico.
La Lady Gaga in veste di dittatrice a capo di un esercito gay, suora fetish, crocerossina e donna dominatrice ma per quanto spettacolari (ma decisamente sobri visti i suoi precedenti) possano essere le scene che la ritraggono non compensano le grosse lacune dal punto di vista narrativo e la mancanza di una trama si fa notevolmente sentire.
Leggendo i suoi vari commenti, che hanno preceduto l’uscita del video, si può capire che si erge contro al Don't ask, don't tell, alla posizione della chiesa sull’omosessualità, ma visto come prodotto indipendente il suo impianto narrativo risulta troppo confuso.
Sempre sia ancora possibile considerarlo un prodotto a se stante, perché ormai i video di Lady Gaga diventano sempre più simili a film sia da un punto di vista visivo che per quello che ci ruota intorno con i vari trailer e marketing vario.
La parte che trovo più interessante del video è probabilmente il finale, con la pop star che si lascia spogliare e travolgere, l’icona che viene cannibalizzata dal suo pubblico.
Il paragone con Vogue di Madonna che circolava con la diffusione dei primi teaser del video, può essere inadeguato dal punto di vista visuale, ma forse a livello concettuale sono sullo stesso piano in quanto entrambi si schierano apertamente verso un certo tipo di pubblico, pur non essendo artisti “tematici”, utilizzando stilemi ed elementi radicati in quella determinata cultura. Quello che forse richiama maggiormente Madonna è proprio lo stile di Klein (con la sua tipica palette di colori e l’uso di location minimali) che ha fortemente influenzato l’immagine della cantante nel suo ultimo periodo.
Un video glaciale a rinfrescare il panorama delle canzoni estive attendendo il prossimo video di Gaga.