giovedì 27 novembre 2008

Più mezz’ora di coda con il cantante dei Baustelle per vedere un film coreano + conoscere gente sul 101

Pensavate avessi gettato la spugna? Beh, quasi.
Terzo giorno:
Dopo circa 3 quarti d’ora in coda (con tanto di cantante dei Baustelle qualche decina di persone dietro di me) è stato il turno di Dream. È stato il mio primo film Kim Ki-duk. Per onor di cronaca diciamo che quando i film di quest’uomo escono in sala li vanno a vedere si e no 100 persone in tutta Italia mentre quando escono nei festival riescono a riempire una sala da 600 posti con molta facilità. Ad essere sincero non so se mi sia piaciuto o meno. La messa in scena è molto curata, bella fotografia e la storia è inquietantemente interessante ma spesso e volentieri per tutta la pellicola ci si trovava di fronte a momenti di comicità involontaria soprattutto legati ai dialoghi che fanno calare la qualità del tutto.
Quarto giorno:
Faceva troppo freddo e sono rimasto a casa. Tra l’altro quei simpaticoni dell’ENI si sono divertiti a togliere il gas a casa mia così ho passato allegramente la giornata a morire di freddo <3.
Quinto giorno:
The Escapist debutto al grande schermo per il francese Rupert Wyatt. Buon Prison Thriller pieno di numerosi richiami stilistici a Requiem for a Dream di Darren Aronofsky (basta pensare alla sequenza della preparazione della droga o all’epilogo finale). Buon ritmo e soprattutto buon lavoro con gli attori. Purtroppo però la sceneggiatura di tanto in tanto se ne va a puttane (chi mai si farebbe piantare un diamante di tali dimensioni su un dente e soprattutto non farebbe storie a vederselo portare via oppure per quanto possano esistere secondini stronzi dubito che lo sarebbero al punto di lasciare i detenuti liberi di organizzare combattimenti alla Fight Club) ma nonostante tutto resta un godibile film d’azione decisamente adrenalinico.
Dopo il film inglese è stato il turno del cileno Tony Manero controverso film di Pablo Larrain. Il film è il candidato ufficiale per il Cile per l’Oscar al miglior film in lingua straniera, e racconta le vicende di un sosia di Tony Manero che è disposto a tutto per poter arrivare ad una tanto attesa gara di sosia del personaggio del celebre film La febbre del sabato sera e non si farà scrupoli neanche ad uccidere per raggiungere il suo obiettivo. Il film oltre alla lieve sottotrama thriller e più che altro una descrizione cruda del Cile durante la dittatura attraverso il disgustoso e grottesco protagonista.
Sesto giorno:
Die Welle
Finalmente si è arrivati al miglior film del festival, il tedesco Die Welle del giovane e bello Dennis Gansel. Il film costato circa 5 milioni di euro in patria è stato un campione d’incassi e ottimi risultati li ha ottenuti anche in giro per l’Europa. Per un corso scolastico un professore deve spiegare l’autocrazia ai suoi alunni, dopo che alcuni di essi hanno espresso i loro dubbi su un possibile ritorno del nazismo in Germania cominciano un gioco/esperimento che finirà per degenerare. Il film mantiene dall’inizio alla fine un ottimo ritmo, con un montaggio serrato ma mai videoclipparo, e fa un buon uso delle musiche, il tutto si delinea con atmosfere e situazioni alla Skins per poi degenerare lentamente in corde simili a quelle dell’Elephant di Gus Van Sant. Pieno di punti di riflessione riesce ad essere al contempo un film di intrattenimento e anche un bel pugno nello stomaco.
Fa un po’ venire il nervoso vedere come quest’ottimo film riesce a descrivere bene una fascia di giovani e lo faccia in un bel film e che tutto sto ben di dio di roba incassi pure un botto mentre noi ci dobbiamo accontentare di Un gioco da ragazze o di Albakiara. No, non è giusto.

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