LiTTLEROCK: Più che un film un ritratto dei giorni trascorsi da una ragazza giapponese negli stati uniti in compagnia del fratello. Il film si sviluppa su due storyline; una principale che viene messa in pausa per far posto alla seconda che occupa tutta la parte centrale del film. Il risultato è che nessuna delle due storie è realmente coinvolgente fino in fondo e nemmeno completamente compiuta. Il film ha comunque dei bei momenti, soprattutto fotografici ma nel complesso risulta appena sufficiente.
Mr. Nice: Inizia come un biopic frizzante e ritmato, con Rhys Ifans al suo meglio nei panni del trafficante di droga Howard Marks. Sfortunatamente dopo un esordio fantastico il film comincia a perdere colpi, fino ad arrivare ad una parte finale incredibilmente lunga e verbosa difficile da digerire e che non presenta molte novità e sa troppo di già visto.
Wasted on the Young: Introducendo il proprio film in regista ha detto che vuole che il pubblico odi o ami il suo lavoro senza mezze misure, io lo accontento volentieri inserendomi nella prima categoria.
Ricchi e viziati australiani che vanno in una scuola privata e passano il tempo a bere, drogarsi e fare feste, stuprando giovinette e facendo i bulli con i compagni di scuola più deboli, finche questi ultimi sani e virtuosi non decidono di dar loro, a loro modo, una lezione. Io non sopporto divisioni così manichee; bevi, ti droghi uguale cattivo, non sopporto personaggi così netti e unilaterali. Trovo che sia estremamente fastidioso banalizzare gli adolescenti in modi simili facendoli diventare piatti stereotipi che fanno gola ai telegiornali in cerca dello scandalo facile. Oltre a questo lo svolgimento della storia va avanti in modo incredibilmente irritante e fastidioso, con divisioni sempre più nette e marcate che rendono il tutto sempre più inguardabile. Il cast di attori giovani oltre che esser formato da ragazzi e ragazze decisamente troppo belli per i canoni estetici di qualunque nazione va fastidiosamente alla ricerca di fisionomie simili a facce conosciute della tv americana come la coppia di protagonisti che sembrano le versioni ringiovanite di Penn Badgley e Michelle Williams.
Il regista dimostra di saperci fare tecnicamente curando molto il film dal punto di vista visivo e inserisce scelte molto interessanti come le fantasie dei protagonisti con l’effetto “divx che si vede male”.
Il film non ha coraggio, risulta fastidioso e irritante e un paio di scelte visive intelligenti non possono salvarlo dall’essere il cugino sfigato e dark di qualche telefilm americano alla Gossip Girl.
Burlesque: Sorpresa sorpresa, Burlesque non fa schifo ma anzi è un film medio d’intrattenimento che fa bene il suo lavoro. La storia non è di certo originale, non è che un mix tra Le ragazze del Coyote Ugly e Chicago con una prevalenza del primo sul secondo (certe scelte narrative sono pari pari come il furto a casa dalla protagonista per fare un esempio, ma le situazioni simili sono comunque tante). Cosa salva il film? Senza dubbio l’ottimo cast, non l’Aguilera che comunque non è proprio pessima, ma Cher, Alan Cumming, Kristen Bell, Stanley Tucci e il cameo di Dianna Agron, e soprattutto le canzoni e i numeri musicali. Ovviamente questi ultimi con il Burlesque hanno poco e niente a che fare, tolto il numero di Alan Cumming che è una sorta di versione aggiornata di Two Ladies da Cabaret, ma son comunque buoni e non semplici videoclip inseriti nel film in modo un po’ random. Sicuramente un paio di canzoni son messe dentro giusto da contratto, la seconda canzone di Cher ad esempio è quasi inserita a forza giusto per dare un altro pezzo alla cantante.
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