Pensavate avessi gettato la spugna? Beh, quasi.
Terzo giorno:
Dopo circa 3 quarti d’ora in coda (con tanto di cantante dei Baustelle qualche decina di persone dietro di me) è stato il turno di Dream. È stato il mio primo film Kim Ki-duk. Per onor di cronaca diciamo che quando i film di quest’uomo escono in sala li vanno a vedere si e no 100 persone in tutta Italia mentre quando escono nei festival riescono a riempire una sala da 600 posti con molta facilità. Ad essere sincero non so se mi sia piaciuto o meno. La messa in scena è molto curata, bella fotografia e la storia è inquietantemente interessante ma spesso e volentieri per tutta la pellicola ci si trovava di fronte a momenti di comicità involontaria soprattutto legati ai dialoghi che fanno calare la qualità del tutto.
Quarto giorno:
Faceva troppo freddo e sono rimasto a casa. Tra l’altro quei simpaticoni dell’ENI si sono divertiti a togliere il gas a casa mia così ho passato allegramente la giornata a morire di freddo <3.
Quinto giorno:
The Escapist debutto al grande schermo per il francese Rupert Wyatt. Buon Prison Thriller pieno di numerosi richiami stilistici a Requiem for a Dream di Darren Aronofsky (basta pensare alla sequenza della preparazione della droga o all’epilogo finale). Buon ritmo e soprattutto buon lavoro con gli attori. Purtroppo però la sceneggiatura di tanto in tanto se ne va a puttane (chi mai si farebbe piantare un diamante di tali dimensioni su un dente e soprattutto non farebbe storie a vederselo portare via oppure per quanto possano esistere secondini stronzi dubito che lo sarebbero al punto di lasciare i detenuti liberi di organizzare combattimenti alla Fight Club) ma nonostante tutto resta un godibile film d’azione decisamente adrenalinico.
Dopo il film inglese è stato il turno del cileno Tony Manero controverso film di Pablo Larrain. Il film è il candidato ufficiale per il Cile per l’Oscar al miglior film in lingua straniera, e racconta le vicende di un sosia di Tony Manero che è disposto a tutto per poter arrivare ad una tanto attesa gara di sosia del personaggio del celebre film La febbre del sabato sera e non si farà scrupoli neanche ad uccidere per raggiungere il suo obiettivo. Il film oltre alla lieve sottotrama thriller e più che altro una descrizione cruda del Cile durante la dittatura attraverso il disgustoso e grottesco protagonista.
Sesto giorno:
Finalmente si è arrivati al miglior film del festival, il tedesco Die Welle del giovane e bello Dennis Gansel. Il film costato circa 5 milioni di euro in patria è stato un campione d’incassi e ottimi risultati li ha ottenuti anche in giro per l’Europa. Per un corso scolastico un professore deve spiegare l’autocrazia ai suoi alunni, dopo che alcuni di essi hanno espresso i loro dubbi su un possibile ritorno del nazismo in Germania cominciano un gioco/esperimento che finirà per degenerare. Il film mantiene dall’inizio alla fine un ottimo ritmo, con un montaggio serrato ma mai videoclipparo, e fa un buon uso delle musiche, il tutto si delinea con atmosfere e situazioni alla Skins per poi degenerare lentamente in corde simili a quelle dell’Elephant di Gus Van Sant. Pieno di punti di riflessione riesce ad essere al contempo un film di intrattenimento e anche un bel pugno nello stomaco.
Fa un po’ venire il nervoso vedere come quest’ottimo film riesce a descrivere bene una fascia di giovani e lo faccia in un bel film e che tutto sto ben di dio di roba incassi pure un botto mentre noi ci dobbiamo accontentare di Un gioco da ragazze o di Albakiara. No, non è giusto.
giovedì 27 novembre 2008
domenica 23 novembre 2008
Wanna be a Cineblogger
Come tutti ben sappiamo venerdì è cominciato il Torino Film festival. Quest’anno ho deciso di partecipare a tutto il festival corsi permettendo e avrei intenzione di provare a commentare qui le mie visioni come fanno i cineblogger trendy. Dubito di riuscirci vista la mia abnorme pigrizia ma tentar non nuoce.
Primo giorno:
Le feu, le sang, les étoiles di Caroline Deruas Garrel. Cortometraggio diretto dalla compagna di Philippe Garrel, che racconta delle reazioni avute in Francia dopo la vittoria di Sarkozy. Sinceramente l’ho trovato un po’ troppo intellettualmente e politicamente esagerato in alcuni punti (tipo la sparatoria, forse un po’ eccessiva) molto meglio le scene con la figlia. Complessivamente dava quasi l’idea che i francesi fossero contenti della vittoria di Sarkozy perché almeno così avevano qualcosa di cui lamentarsi e contro cui lottare.
Un altro film che non vedrete mai Armando e la politica di Chiara Malta coproduzione italo-francese che racconta in stile mockumentary di una donna che cerca di ricostruire la storia della vita politica del padre. Molto molto ispirato allo stile di Moretti e di Allen. Molto belle le sequenze in animazione.
Secondo giorno:
Il mio intento era di cominciare con W. di Oliver Stone ma il dio del cinema non ha voluto per cui nonostante sia arrivato al cinema tre quarti d’ora prima dell’inizio del film la sala era già ampiamente al completo da 40 minuti *_*” e la donnina dei biglietti mi disse “fanno uno spettacolo extra sta sera ma se vuoi entrare cerca di essere già qui due ore prima dell’inizio” °_°. Per cui carissimo W. ci rivedremo in altra sede.
In compenso per occupare due ore ho visto un altro mockumentary La grande truffa del Rock 'n' Roll di Julien Temple del 1979. Ora ad essere sinceri io i Sex Pistols non li conosco se non di fama e probabilmente per questo non ho apprezzato a pieno il film, in compenso però ho scoperto che mi piace Lonely Boy sempre dei sopraccitati che è già qualcosa.
Dopo i Pistols è stato il turno di Helen film anglo-irlandese in concorso scritto e diretto da Joe Lawlor e Christine Molloy. Il film potrebbe tranquillamente essere il cugino anglosassone della nostra La ragazza del lago. La pellicola racconta della scomparsa di una ragazza, Joy, e di Helen che mentre aiuta la polizia a ricostruire gli ultimi momenti prima della sparizione di Joy lentamente comincia a sostituire fisicamente e affettivamente la presenza della ragazza scomparsa nella vita dei genitori e del ragazzo che frequentava. Il film ha molto in comune con quello ci casa nostra oltre che sul lato di messa in scena, fotografia fredda che tende al verde e al blu, colonna sonora ambient e movimenti di macchina lentissimi, anche sul piano dello sviluppo narrativo.
A concludere la giornata Filth and Wisdom esordio alla regia di Madonna. Ora ad essere sinceri mi aspettavo tutto il male possibile da questo film che invece non ho trovato poi così pessimo, tutto sommato fa respirare una certa apprezzabile aria bohemien e le musiche dei Gogol Bordello sono un valore aggiunto. Gran parte del film riesce indubbiamente a far ridere ma non ho gradito più di tanto tutta la filosofia spicciola di fondo e i vari risvolti psicologici dei personaggi. Un film sicuramente non del tutto compiuto ma comunque abbastanza godibile, diciamo che se Madonna smettesse di fare la “cantante” per dedicarsi unicamente alla regia il mondo sarebbe un posto migliore.
Primo giorno:
Le feu, le sang, les étoiles di Caroline Deruas Garrel. Cortometraggio diretto dalla compagna di Philippe Garrel, che racconta delle reazioni avute in Francia dopo la vittoria di Sarkozy. Sinceramente l’ho trovato un po’ troppo intellettualmente e politicamente esagerato in alcuni punti (tipo la sparatoria, forse un po’ eccessiva) molto meglio le scene con la figlia. Complessivamente dava quasi l’idea che i francesi fossero contenti della vittoria di Sarkozy perché almeno così avevano qualcosa di cui lamentarsi e contro cui lottare.
Un altro film che non vedrete mai Armando e la politica di Chiara Malta coproduzione italo-francese che racconta in stile mockumentary di una donna che cerca di ricostruire la storia della vita politica del padre. Molto molto ispirato allo stile di Moretti e di Allen. Molto belle le sequenze in animazione.
Secondo giorno:
Il mio intento era di cominciare con W. di Oliver Stone ma il dio del cinema non ha voluto per cui nonostante sia arrivato al cinema tre quarti d’ora prima dell’inizio del film la sala era già ampiamente al completo da 40 minuti *_*” e la donnina dei biglietti mi disse “fanno uno spettacolo extra sta sera ma se vuoi entrare cerca di essere già qui due ore prima dell’inizio” °_°. Per cui carissimo W. ci rivedremo in altra sede.
In compenso per occupare due ore ho visto un altro mockumentary La grande truffa del Rock 'n' Roll di Julien Temple del 1979. Ora ad essere sinceri io i Sex Pistols non li conosco se non di fama e probabilmente per questo non ho apprezzato a pieno il film, in compenso però ho scoperto che mi piace Lonely Boy sempre dei sopraccitati che è già qualcosa.
Dopo i Pistols è stato il turno di Helen film anglo-irlandese in concorso scritto e diretto da Joe Lawlor e Christine Molloy. Il film potrebbe tranquillamente essere il cugino anglosassone della nostra La ragazza del lago. La pellicola racconta della scomparsa di una ragazza, Joy, e di Helen che mentre aiuta la polizia a ricostruire gli ultimi momenti prima della sparizione di Joy lentamente comincia a sostituire fisicamente e affettivamente la presenza della ragazza scomparsa nella vita dei genitori e del ragazzo che frequentava. Il film ha molto in comune con quello ci casa nostra oltre che sul lato di messa in scena, fotografia fredda che tende al verde e al blu, colonna sonora ambient e movimenti di macchina lentissimi, anche sul piano dello sviluppo narrativo.
A concludere la giornata Filth and Wisdom esordio alla regia di Madonna. Ora ad essere sinceri mi aspettavo tutto il male possibile da questo film che invece non ho trovato poi così pessimo, tutto sommato fa respirare una certa apprezzabile aria bohemien e le musiche dei Gogol Bordello sono un valore aggiunto. Gran parte del film riesce indubbiamente a far ridere ma non ho gradito più di tanto tutta la filosofia spicciola di fondo e i vari risvolti psicologici dei personaggi. Un film sicuramente non del tutto compiuto ma comunque abbastanza godibile, diciamo che se Madonna smettesse di fare la “cantante” per dedicarsi unicamente alla regia il mondo sarebbe un posto migliore.
venerdì 7 novembre 2008
Metal Musical
Prendete Marie Antoinette di Sofia Coppola e tingetelo di nero, avrete così il nuovo video degli Apocalyptica feat. Adam Gontier - I Don't Care.
I video metal solo solitamente caratterizzati da una bruttezza divampante, le cose cambiano poco a seconda dei generi, quelli Heavy metal sono solitamente i peggiori Gothic e Alternative si salvano un po’, e se sono americani, che si contraddistinguono dalle atmosfere alla Saw, o europei, che possono vantare un pessimo uso della computer grafica e rimandi vichingheschi.
Si possono contare i gruppi metal che col supporto di registi come si deve hanno sfornato ottimi lavori come Jonas Åkerlund/Rammstein, Marilyn Manson/Floria Sigismondi, Lacuna Coil/Kal Karman e poco altro.
L’incontro tra Lisa Mann e gli Apocalyptica stravolge completamente le regole. I Don’t Care non solo è un bel video metal ma è probabilmente uno dei migliori videoclip dell’anno. E probabilmente è anche il video metal più femminile che sia mai stato girato, sembra una sorta di Marie Antoinette di Sofia Coppola col Cello metal al posto della New wave.
Ci sfilano davanti in una casetta a metà tra Shining e Alice nel paese delle meraviglie una sfilza di belle ragazze immerlettate (esiste come termine?) e imparruccate come in un servizio fotografico random di Tim Walker che seducono con le loro grazie i violoncellisti (e batterista e guest vocalist) con tanto di stacchetto stile musical (la parte dove suonano le ragazze come fossero violoncelli è geniale). Il tutto si conclude con un lussurioso banchetto finale con tanto di dolci neri e rosa e un po’ di sano lesbo chic che non fa mai male.
Il tutto confezionato con un ottima fotografia piena di interessanti giochi di luce.
Che tutto ciò sia un sano inizio? Che d’ora in avanti anche i gruppi hard rock e metal cominceranno a mettere da parte virilismi vichinghi e atmosfere horror asettiche?
Di certo si sa che ultimamente Lisa Mann continua a sfornare un video più bello dell’altro, mi auguro che sia d’esempio per le altre sue colleghe (Sophia Muller ti senti per caso tirata in causa?).
I video metal solo solitamente caratterizzati da una bruttezza divampante, le cose cambiano poco a seconda dei generi, quelli Heavy metal sono solitamente i peggiori Gothic e Alternative si salvano un po’, e se sono americani, che si contraddistinguono dalle atmosfere alla Saw, o europei, che possono vantare un pessimo uso della computer grafica e rimandi vichingheschi.
Si possono contare i gruppi metal che col supporto di registi come si deve hanno sfornato ottimi lavori come Jonas Åkerlund/Rammstein, Marilyn Manson/Floria Sigismondi, Lacuna Coil/Kal Karman e poco altro.
L’incontro tra Lisa Mann e gli Apocalyptica stravolge completamente le regole. I Don’t Care non solo è un bel video metal ma è probabilmente uno dei migliori videoclip dell’anno. E probabilmente è anche il video metal più femminile che sia mai stato girato, sembra una sorta di Marie Antoinette di Sofia Coppola col Cello metal al posto della New wave.
Ci sfilano davanti in una casetta a metà tra Shining e Alice nel paese delle meraviglie una sfilza di belle ragazze immerlettate (esiste come termine?) e imparruccate come in un servizio fotografico random di Tim Walker che seducono con le loro grazie i violoncellisti (e batterista e guest vocalist) con tanto di stacchetto stile musical (la parte dove suonano le ragazze come fossero violoncelli è geniale). Il tutto si conclude con un lussurioso banchetto finale con tanto di dolci neri e rosa e un po’ di sano lesbo chic che non fa mai male.
Il tutto confezionato con un ottima fotografia piena di interessanti giochi di luce.
Che tutto ciò sia un sano inizio? Che d’ora in avanti anche i gruppi hard rock e metal cominceranno a mettere da parte virilismi vichinghi e atmosfere horror asettiche?
Di certo si sa che ultimamente Lisa Mann continua a sfornare un video più bello dell’altro, mi auguro che sia d’esempio per le altre sue colleghe (Sophia Muller ti senti per caso tirata in causa?).
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